
Oggi ho fatto l’esame orale di cinese, prendendo il massimo. Ho potuto visionare anche il compito scritto: da quanto ne so, quest’anno il mio voto è quello più alto. Mi sono stati fatti complimenti per il tema che ho scritto (con tanto di punti bonus), mi è stato anche detto che era ben strutturato; insomma, è andata bene, molto. E dire che pensavo che fosse proprio la parte della composizione a essere andata peggio.
Eppure…
Oggi ho anche consegnato un elaborato per l’ultima prova di linguistica cinese. È una specie di articolo scientifico per cui ci è stato richiesto di utilizzare i corpora, database di testi “autentici” della lingua, e fra una decina di giorni dovrò presentarlo in sede d’esame.
Ormai per me preoccuparmi è diventato uno sport. Sono la tipica persona che dice che l’esame è andato così così, e poi prende la lode. O che dice di star messa male, ma che comunque cade in piedi.
A un certo punto questo pomeriggio mi sono resa conto che quello che ho fatto non rispetta proprio la struttura di cui aveva parlato la professoressa, almeno secondo me. Però ormai il lavoro l’avevo fatto, quindi l’ho mandato e tanti saluti. Confesso che adesso mi sento in tensione per questo motivo. Cerco di rilassarmi, altri mi hanno detto che sicuramente è come sempre, e cioè meglio di quello che penso. Che la professoressa mi conosce da anni e non mi boccerà, e anche io ragionando mi dico che ho ottenuto dei buoni risultati, dunque perché non dovrei superare quest’ultima tappa? Insomma, perché nella mia testa è sempre tutto prossimo alla catastrofe? Anche in uno degli ultimi articoli dicevo di non saper scrivere più nulla in cinese ed ero nel panico. Poi il superamento delle prove mi ha smentita in toto.
Sembra una serie di lamentele senza senso, lo ammetto, ma vivo sempre come se il pericolo fosse dietro l’angolo, da anni ormai. Non è bello, perché riflettendoci sembra come se non fossi capace di un giudizio obiettivo quando si parla di me stessa. Mi chiedo, a volte, perché io sia così perfezionista al punto da non essere mai contenta.
L’anno scorso, parlando di alcune questioni, mi è stato detto da una specialista: “Questa cosa che senti tu si chiama ansia“. E che fare, davanti a questa evidenza? Nulla, se non andare avanti e basta, tollerando le emozioni del presente.
Per quanto mi piacerebbe, non sono una chiaroveggente, nè credo a chi predice al futuro. Quali sono le informazioni che ho? Che ho fatto del mio meglio, che oggi ho ottenuto un buon voto. Ma soprattutto, che mi impegno sempre, e questo vale molto. Forse l’ho fatto fin troppo, che in questi giorni dimenticavo di mangiare da tanto ero immersa nelle cose da fare e avevo paura di fallire.
Stasera, infatti, mi sono costretta a fermarmi. Ho fatto un esame stamattina, finito oggi pomeriggio una consegna per un altro esame di cinese e poi cosa? Volevo di nuovo studiare? Avrei un’altra prova fra pochissimi giorni e sto in alto mare. Ma se la saltassi? Ma chi se ne frega? Ho quello di cinese fra dieci giorni e forse dovrei concentrarmi su quello senza ammalarmi.
Questo fine settimana ho deciso di dare la priorità alla mia salute. Non studierò più di dieci ore al giorno come ho fatto negli ultimi tempi. Voglio cucinare senza avere l’angoscia di star perdendo tempo e godermi le persone che amo. Ma soprattutto, voglio tenere a mente che il futuro è adesso, perché non è altro che un accumulo di momenti presenti.